Link building

Il link building: come accrescere l’autorevolezza del proprio sito
Hai costruito un ottimo sito internet, con una grafica che ti soddisfa, contenuti aggiornati e perfettamente funzionante. Eppure, guardando le tue statistiche, scopri che il tuo sito non ha la popolarità che pensi che meriti. Come rimediare?
Quello che probabilmente manca al tuo sito è un po’ di pubblicizzazione! Esistono molti modi di pubblicizzare il proprio sito, alcuni più efficaci di altri. Uno dei metodi più efficienti, però, è sicuramente quello di comparire nei motori di ricerca.
Infatti, la maggior parte delle persone quando cerca un servizio o un’informazione, non digita direttamente l’URL di un sito dove saprà di incontrarla, ma effettua una ricerca su uno dei vari motori di ricerca a disposizione.
Ad esempio, se tu volessi ascoltare uno specifico brano musicale, non digiteresti “https://www.youtube.com”, o men che meno l’URL dello specifico video del brano.
Molto più facilmente, ti limiteresti a digitare il titolo della canzone desiderata in un motore di ricerca e, con ampia probabilità, il primo risultato ti rimanderebbe ad un video su YouTube.
Cos’è quindi il link building
Ti sei mai chiesto perché, quasi sistematicamente, nel caso sopraccitato YouTube sia il primo risultato? O perché cercando la definizione di un termine compaiano spesso come primi siti quelli di alcuni vocabolari autorevoli, ad esempio il Treccani? Il motivo è che questi siti sono ritenuti altamente rilevanti dal motore di ricerca.
Uno dei criteri con cui i motori di ricerca, in particolare Google, decidono in che ordine disporre i siti web sulla pagina dei risultati (in gergo detta “SERP”) è la qualità e quantità dei link che rimandano ad un certo sito.
Infatti, se un sito, ad esempio Wikipedia, è citato da molte pagine web, Google assume che si tratti di un sito utile e affidabile e pertanto lo “promuove” nella graduatoria delle pagine che appariranno con le ricerche.
Il link building è il tentativo di aumentare il numero di link che rimandano alla propria pagina sul web, in modo da accreditare il proprio sito agli occhi dei motori di ricerca e quindi degno di comparire per primo fra i risultati.
Esistono vari metodi per costruire un buon link building, ma viceversa esistono anche molte tecniche considerate scorrette, che se utilizzate massivamente possono portare persino alla rimozione del sito dal motore di ricerca.
Quali sono considerate buone pratiche di link building
Ad oggi si parla principalmente di “link earning”, cioè si suppone che chi gestisce una pagina, anziché cercare di acquisire link che rimandino al suo sito, li guadagni nel tempo, in maniera naturale.
Questo, infatti, evita anche le penalizzazioni che il motore di ricerca applica a chi utilizza pratiche scorrette.
D’altro canto, però, proprio perché Google e i suoi colleghi non suggeriscono le pagine che non si posizionano in alto nel ranking, se lasciata a sé la pagina web difficilmente otterrà di essere raccomandata da altri utenti nei loro siti web. Per questo motivo è innanzitutto necessario far conoscere la propria pagina.
Alcuni metodi possono essere, ad esempio:
- Scrivere un articolo specialistico per un blog più autorevole del proprio, venendo ricambiati con un link al sito personale.
- Creare prodotti utili per altri siti web (ad esempio: infografiche), in modo che questi pubblicizzino il sito condividendo il lavoro.
Scrivere recensioni su prodotti o servizi nuovi, ottenendo le attenzioni dei potenziali consumatori ma anche talvolta dei produttori in cerca di testimonial.
Quali comportamenti evitare nel link building
Innanzitutto, è bene sapere che non tutti i link porteranno il vostro sito a salire nella graduatoria delle SERP. Questo perché i motori di ricerca non considerano tutti quei link in cui il codice (non visibile quindi all’utente) riporta un certo attributo, il “no follow”.
Questo attributo è solitamente inserito di default in alcune situazioni, ad esempio nei commenti dei blog, per evitare che gli utenti facciano spam.
Lo spam è la pubblicità insistente e indesiderata, che si presenta in varie forme, tra cui per l’appunto i link posti dal proprietario stesso di un sito su altri siti.
I motori di ricerca penalizzano questo tipo di comportamento, che può portare ad una posizione inferiore nei risultati di ricerca.
Altri comportamenti che è bene evitare sono lo scambio di link tra pagine e l’acquisto di link. Infatti, alcune pagine, per pochi euro, sono disposte a pubblicizzare un gran numero di siti, pubblicandone i link, ma questo comportamento è scoraggiato dai motori di ricerca.
Come controllare la qualità del vostro link building
È importante tenere traccia di quali link sono creati alla vostra pagina. Infatti, come già detto, gli utilizzi scorretti del link building rischiano di penalizzare il vostro sito anziché di favorirne la pubblicizzazione.
Perciò, nel caso in cui vi accorgiate che un link esterno è considerato come un comportamento scorretto dal motore di ricerca, avrete la possibilità di chiedere all’amministratore dell’altra pagina di rimuoverlo.
Tra i molteplici servizi per analizzare il link building, il più importante è sicuramente Google Search Console.
Questo servizio è gratuito e, oltre ad indicare quali siti rimandino al tuo, segnala anche se riscontra alcuni tipi di problematiche legate al tuo sito, ad esempio lo spam.
Ma quali caratteristiche è bene tenere in considerazione per valutare la bontà di un link? Innanzitutto, è bene considerare quale sito ti sta pubblicizzando.
Infatti, più il sito è a sua volta considerato autorevole ed esperto dal motore di ricerca, più questo si riflette positivamente sul tuo sito. Ad esempio, essere citato in un link da Wikipedia ti darà un vantaggio maggiore rispetto ad essere citato da un blog sconosciuto.
Altra caratteristica importante è la posizione del link: un link singolo, inserito all’interno del testo, con collegamento ipertestuale associato a termini pertinenti con la pagina suggerita è reputato migliore. Rispetto a cosa? Rispetto a link a molteplici siti, inseriti in fondo alla pagina e senza un anchor text (ossia, il testo associato al collegamento).
Infatti, quest’ultima tipologia potrebbe essere interpretata dal motore di ricerca come spam.